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Sex and the City, the (fictional) ending

Nonostante io sia un’appassionata del telefilm, non ero mai arrivata, fino a cinque minuti fa, all’ultima puntata.

Ebbene, penso di dover ancora elaborare la mia personale opinione sul come abbiano fatto finire il tutto. Forse un pò troppo happy ending, ma in fondo perchè no, è pur sempre una fiction. In un certo senso però, tutto è rimasto come era. C’è chi si è sposata, chi ha avuto figli, ma nel profondo i personaggi sono rimasti gli stessi.

Carrie è scappata a Parigi, inseguendo un sogno romantico, per poi tornare a New York con lui, sempre lui, Big. Lui che l’ha fatta soffrire, lui che è sempre stato un’incertezza, lui che, diciamolo, è stato uno stronzo.

Cosa vuol dire questo? Bisogna davero crederci, e lottare fino in fondo, per QUELLA persona? Anche se QUELLA persona ha fatto di tutto per spingerci lontano? Significa questo che se ami qualcuno non devi scendere a compromessi con nessun’altro, nemmeno se questo include una vita di lusso nella capitale francese?

I compromessi forse sono davvero inutili. Puoi trovare anche la persona migliore del mondo, ma se non è lui, non è lui.

Però questa è la vita vera, non un telefilm, e se qua QUELLA persona non si sveglia, che ne sarà di noi?

To walk away or try harder (?)

One of the hardest decisions you’ll ever face in life is choosing whether to walk away of try harder.

Questa è la frase che descrive la mia estate, o per lo meno la parte dopo di te.
Si, sono ancora qua, l’eterna indecisa. Ogni giorno cambio idea, prima voglio mandare tutto all’aria, poi voglio tener duro e provarci ancora. Il 90% del tempo è una agonia, il 10% dolce speranza. Ma quando mi dai quel 10 piango di gioia.
Non fare così, non ce la faccio più. Di che mi vuoi rivedere, o lasciami in pace per sempre. Tutto questo non è giusto, razionalmente lo so. So che non dovrei passare le mie giornate nella tua attesa. Ma sono una sognatrice, una romantica, forse una folle, perchè credo ancora nell’amore. E dall’idea di te non riesco a staccarmi.

Vorrei che una persona a caso per strada mi fermasse, e mi dicesse esattamente cosa fare. Perchè ormai ho capito che non sono in grado di prendere decisioni, e sono bloccata nel limbo.
Continuo a ripetermi che ne vale la pena, che sto tenendo duro perchè ne varrà la pena, ma in realtà questa è forse solo dissonanza per un comportamento palesemente masochista e ingenuo.
E intanto rimango qua, fluttuando nel vuoto e aspettando, aspettando, aspettando di vivere.

Come essere autosufficienti.

In realtà il titolo è un inganno, la punteggiatura è sbagliata. Ci andrebbe un bel, grande, ampio punto di domanda. L’obbiettivo della mia vita da un bel pò di tempo ormai consiste nello “stare bene con me stessa” e ci riesco quasi sempre, ma si presentano sempre i momenti dove penso di aver bisogno non tanto di qualcosa in più, quanto di qualcuno in più.

Sinceramente non penso che ci sia cosa al momento che mi infastidisca più di questo. Pensare a me stessa come a una ragazza che ha bisogno dell'”amico speciale” per sentirsi completa mi fa letteralmente rabbrividire. Io voglio stare bene da sola, e se certe persone lo fanno senza problemi allora lo voglio fare anche io. E’ forse  un’abilità innata? Bisogna nascere con il gene dell’autosufficienza o si può imparare? Se esiste un manuale vi prego fatemelo avere.

Il non essere ciò che vorrei essere

Incredibile la quantità di riflessioni vitali che possono scaturire da una festa in piscina. Deve essere per il fatto di doversi mettere a nudo, letteralmente. Fare un passo in dietro, guardarsi allo specchio e dire: ok, questa sono io. E non esserne contente.

Ok non voglio iniziare con le paranoie sul peso, ma è da li che parte tutto! Ti guardi e pensi, non è così che vorrei essere, e dalla forma fisica indesiderata passi al resto della tua vita. Vorrei non essere così paranoica, vorrei non curarmi del giudizio della gente, vorrei avera la volontà di impegnarmi di più per raggiungere i miei obbiettivi, e chi più ne ha più ne metta. Da qui al “ma che diavolo sto facendo della mia vita cazzo” il passo è molto breve.

E’ giusto avere un modello in testa della persona che si vorrebbe essere o è solo una perdita di tempo? Il rischio di vivere nella continua attesa di diventarla è spaventoso ma d’altro canto non ci si può mica rassagnare al non essere soddisfatti di se stessi giusto?